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dolore e memoria

Dolore e memoria

27 Aprile 2020 by Dr. Christian Tonanzi Lascia un commento

Conoscere la biologia della memoria è molto istruttivo per la comprensione del dolore cronico.

Esistono differenti tipi di dolore. Alcuni ad esempio, sono come una sorta di siglette pubblicitarie che rimangono bloccati nella nostra mente: sono fastidiosi, non servono a nessuno scopo e sono difficili da eliminare. Studiare la sensazione mentale che il dolore provoca in noi, o meglio l’immagine concettuale che gli attribuiamo, è importante per comprenderlo e per aiutare a sconfiggerlo.

Ecco alcune altre interessanti connessioni tra dolore e memoria:

  • Dolore dell’arto fantasma

Le persone con dolore all’“arto fantasma” hanno una percezione vivida che un arto mancante è presente e doloroso anche se è stato loro amputato anche da tempo. Sebbene non ci siano segnali sensoriali provenienti dall’arto mancante – ovviamente! – le parti del midollo spinale e del cervello che elaborano questi segnali rimangono e possono essere attivati per errore. Quando ciò accade, creano delle percezioni sull’arto che sembrano incredibilmente reali.

Ronald Melzack ha mostrato che queste percezioni sono congruenti con i ricordi di come si avvertiva la presenza dell’arto prima dell’amputazione. Ad esempio, il dolore all’arto fantasma è meno grave nelle persone che non soffrivano di dolore immediatamente prima dell’amputazione.

  • Blocco dei ricordi del dolore con farmaci

Clifford Woolf ha condotto una ricerca dimostrando che se i pazienti sottoposti a intervento chirurgico ricevono antidolorifici prima dell’intervento, sperimentano meno dolore dopo l’intervento. Perché questo dovrebbe accadere, visto che i farmaci dopo un po’ terminano il loro effetto e non hanno nessuna efficacia per prevenire il danno tissutale derivante dall’intervento chirurgico?

La sua spiegazione è che il dolore post-chirurgico è causato in parte da “memorie del dolore” create durante l’intervento chirurgico, e che la formazione di questi ricordi può essere bloccata dalla cosiddetta “analgesia preventiva”.

Secondo Woolf: il dolore post-operatorio è una manifestazione di attivazione della memoria del dolore che si è verificato durante l’intervento chirurgico. …

Mentre cerchiamo le basi molecolari del dolore, continuiamo a scoprire associazioni tra dolore e memoria. Il blocco di tali associazioni può fornire una nuova base per il trattamento del dolore.

  • Il significato di un ricordo

Il modo in cui ricordiamo il dolore dipende dal contesto emotivo dell’evento doloroso. Uno studio mostra che le donne che attraversano il parto e la chirurgia ginecologica riportano alti livelli di dolore. Ma mesi dopo, le donne che hanno partorito “dimenticano” in una certa misura il dolore provato. Invece, le donne che hanno subito un intervento ginecologico sovrastimano i livelli di dolore auto-riferiti. Apparentemente il contesto emotivo del dolore e il suo significato sono importanti per come viene ricordato.

Un recente articolo del New York Times parla di alcune ricerche simili effettuate tra i maratoneti. Questi atleti sottovalutano i livelli di dolore auto-riferiti al traguardo se si sentivano bene anche in gara.

Ho un vicino saggio che ha riscontrato un comportamento analogo nei suoi figli durante una visita a Disneyland: lamentele continue, attese snervanti, code troppo lunghe per accedere alle attrazioni che poi “duravano” troppo poco… Ma non appena tornati a casa, i bambini si misero a implorare di tornare il mattino successivo fin dall’orario di apertura, come se si fossero scordati “le sofferenze patite”. Un vero caso di “Disneyland Amnesia”.

Daniel Kahneman, autore del bellissimo testo “Thinking, Fast and Slow”, ha illustrato un interessante fenomeno, chiamato peak-end. Funziona in questo modo: quando qualcuno cerca di ricordare quanto ha tratto piacere o sofferenza da una determinata esperienza, vale soltanto il “peak” cioè l’intensità del picco – positivo o negativo – provato. L’intensità ma non la durata.

Questo è il motivo per cui le persone hanno difficoltà a ricordare quanto fosse noiosa una vacanza. O quanto dolore hanno sofferto durante una colonscopia.

Tutto ciò è molto interessante, ma devo ammettere che potrebbero esserci grandi differenze tra “ricordi del dolore” che sono consapevolmente accessibili, e “ricordi del dolore” che sono più simili a sensazioni sostenute da stimoli minacciosi.

Ovviamente ci sono delle somiglianze – in ogni caso, il modo in cui ci sentiamo rispetto alle esperienze passate dipende da processi idiosincratici e imperfetti che coinvolgono l’interpretazione e il contesto emotivo.

Penso che una tattica con cui i terapeuti possono aiutare i pazienti che soffrono di sofferenza cronica sia la seguente: “incorniciare” le esperienze passate del dolore, cioè allontanarle e allo stesso tempo cercare modi migliori per rispondere in modo emotivo intelligente a nuove situazioni dolorose.

Come facciamo a togliere le fastidiose siglette pubblicitarie dalla nostra testa? Ascoltiamo qualcosa di diverso. Come possiamo dimenticare quanto la nostra schiena ci ha fatto male l’ultima volta che ci siamo piegati? Creiamo il maggior numero possibile di nuovi ricordi di quella stessa azione che abbiamo compiuto senza provare dolore.

E come possiamo evitare che nuovi traumi si trasformino in dolore cronico? Le esperienze hanno maggiori probabilità di diventare ricordi indelebili se accompagnate da emozioni e stress estremi. Personalmente, conduco una vita piuttosto sportiva, per cui nuovi fastidi, dolori o lesioni si manifestano spesso. Ogni volta, c’è una parte di me che reagisce in modo emotivamente negativa e stressata: “Oh no, questa è la fine della mia carriera da triatleta!”

Ma c’è un’altra parte di me che sa che posso mutare la durata e l’intensità del dolore provato se “incornicerò” questo momento e non gli darò un ruolo assoluto nel tempo.

Così cerco di rilassarmi, di essere consapevole e di lasciar perdere i pensieri negativi o “catastrofici”. Dò anche al mio corpo la possibilità di impegnarsi in qualsiasi movimento protettivo istintivo o postura che vuole.

Penso di aver evitato molti potenziali problemi con questo modo di pensare. Non so dirvi il numero esatto perché non riesco a ricordarmene la maggior parte.

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Dott. Christian Tonanzi
Osteopata e Fisioterapista

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Category iconFisioterapia,  Osteopatia Tag iconDolore cronico

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Christian Tonanzi

Christian Tonanzi Laurea in Fisioterapia conseguita nel 2008 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma – Laurea in Osteopatia conseguita nel 2013 presso la European School of Osteopathy di Maidstone nel Regno Unito – Specializzato nel trattamento delle problematiche relative alla Colonna Vertebrale e nella cura del dolore cronico.
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